Abbiamo visto in anteprima le prime quattro puntate di Andor e siamo sorprendentemente soddisfatti ed emozionati nel constatare che, evidentemente, qualcuno in Lucasfilm con le idee chiare c’è e anche alla grande.
Ecco la nostra recensione in anteprima delle prime 4 puntate di Andor
Andor è esattamente quello che promette di essere, il perfetto prequel televisivo di Rogue One, mah…
Le atmosfere sono quelle, è innegabile, ma la sensazione di assistere ad un qualcosa di mai visto prima nel catalogo Star Wars è fortissima.
L’evoluzione narrativa, visiva ed emotiva di tutto quello che è stato messo in campo da Gareth Edwards e da Tony Gilroy nel 2016 è evidente e riuscita.
Dalla fotografia alla scrittura dei personaggi, dalle scenografie agli oggetti di scena, dalle interpretazioni ai dialoghi, tutto di una qualità elevatissima e, soprattutto, inedita per il franchise.
Stellan Skarsgård fa talmente paura nel ruolo di Luthen da farmi pensare ad un papabile Emmy come miglior attore non protagonista, così come la straordinaria Fiona Shaw. Ricordate l’antipaticissima zia Petunia di Harry Potter? Ecco, proprio lei che con la sua Maarva risulta straordinaria.
Poi c’è Diego Luna, Cassian Andor, intenso, selvaggio, problematico e incosciente fino all’osso, ancora acerbo di quella motivazione che lo spingerà poi a sacrificarsi per la causa Ribelle. In Andor non ha nulla da perdere, ancora.
Tra l’altro Luna ha mantenuto il suo tipico accento messicano/americano che però, non viene lasciato al caso; per chi seguirà la serie in lingua originale sarà chiaro il motivo di tale accento, per chi la seguirà in italiano non si accorgerà di nulla.
E qui mi collego alla cura del dettaglio che è a dir poco impressionante. Mai visto nulla del genere nella saga. Gli oggetti di scena sono parte fondamentale e presente in ogni inquadratura. Ci parlano e ci aiutano ad identificare il periodo in cui si svolgono gli eventi… Star Wars nasce nel 1976, ricordate?
Uno Star Wars che si prende dei rischi, gli stessi rischi che si prese Rogue One, il primo “a Star Wars Story” che si trovò con un incasso al botteghino di oltre 1 miliardo di dollari, dimostrando a Lucasfilm che raccontarsi in modo crudo e drammatico non è poi un’idea così sbagliata.
Avete presente la legge aurea dello Zio George: “Star Wars è un film per i ragazzini di 13 anni”? Ecco, no, Andor, a quei ragazzini, potrebbe non piacere.
Dimenticatevi quindi i ritmi serrati, gli inseguimenti e l’azione a cadenza regolare. Ad Andor non interessa stupire con le piroette insensate in slow motion, ad Andor interessa raccontare una versione di quella galassia che abbiamo assaggiato solo nel 2016. Una galassia in cui l’eroica Alleanza Ribelle lascia spazio ad un gruppo organizzato di spietati terroristi capaci di mettere in discussione la loro quarantennale moralità. Non escludo tra l’altro un aumento di consensi per l’Impero Galattico che vediamo, anche in questo caso, come non si era mai visto. Organizzato, preciso e con una cura del dettaglio importante.
Durante la visione ero continuamente sbalordito nel vedere e osservare tutto questo, un’elevata qualità raggiunta in tutti i reparti… Non mi stancherò mai di ripeterlo.
Incredibile per un prodotto di questo tipo e per una storia che sulla carta sembrava non convincere i più, me compreso.
Perché fare una serie su un personaggio come Cassian Andor? Perché?
Ecco, adesso non mi frega assolutamente nulla del perché e del per come, se questo è il modo di raccontare Star Wars allora fatemi anche un bio-pic su Jar Jar, non importa, come sostengo da sempre, non è importante di cosa mi parli ma è importante come me ne parli.
Niente, mi fermo qui. Parlerei per ore di quanto sia felice, esaltato e soddisfatto ma mi devo fermare… non prima di avervi parlato velocemente delle musiche.
Dimenticate le sinfonie di Williams e di Giacchino e dimenticate l’elettronica di Göransson, in Andor la gestione delle musiche di Nicholas Britell è molto diversa dallo standard Star Wars (anche Göransson ormai fa parte dello standard) ma allo stesso tempo ugualmente emozionale. Sottolinea ogni tipo di emozione e situazione, accompagna ogni sguardo sul racconto sia visivo che narrativo. Non ci sono temi precisi o quantomeno non li ho ancora memorizzati ma ha senso così.
Non è una serie che deve comprare lo spettatore con cliché particolari, Andor ci conquisterà per come si racconta.
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