Qualche giorno fa al PlayStation Showcase 2021 è stato annunciato a sorpresa il remake di Knights of the Old Republic. Cerchiamo dunque di capire in cosa esso può differire da una semplice edizione rimasterizzata del capitolo originale.
Il ritorno di Knights of the Old Republic
Knights of the Old Republic è indubbiamente uno dei videogame a tema Star Wars più ispirati nella storia del brand. L’originale, risalente al 2003 e sviluppato da BioWare, è stato seguito da un secondo capitolo, che riporta la firma di Obsidian. KOTOR II tuttavia non ha avuto la fortuna del predecessore, come spesso capita in questi casi: il fardello dei sequel è migliorare i capitoli precedenti, sistemare ciò che non ha funzionato e aggiungere elementi nuovi, il tutto sviluppando una trama che sia all’altezza.
Per anni si è vociferato di un terzo capitolo, a conclusione di una storia che meritava un finale più adeguato e che solo in parte abbiamo avuto con il romanzo Revan, della collana The Old Republic. Più di recente, invece, si sono susseguiti rumor relativi a una “riproposizione” del primo capitolo in salsa moderna. Solitamente l’operazione di svecchiamento di un videogame o di un intero brand si attua secondo tre modalità standard: remake, remastered e reboot. Vediamo dunque qual’è la differenza tra queste, in modo da capire cosa aspettarci dal ritorno di Knights of the Old Republic.
Remake, remastered o reboot?
Tendenzialmente un lavoro di remastered consiste nel costruire una replica 1:1 del titolo originale, migliorando la risoluzione e la frequenza di fotogrammi e, perché no, sistemando alcuni bug storici. Di base, dunque, la rimasterizzazione di un’opera permette di riproporla su piattaforme diverse rispetto a quelle su cui l’originale è uscita, “potenziandola” in termini tecnici, tutto qui. Possiamo chiamarla una bella copia, se vogliamo.
Diverso è il discorso relativo a un reboot: questa modalità è molto diffusa per i brand ormai stanchi e datati, che non hanno più granché da dire se non “rinascendo”. Questa rinascita comporta variazioni nel gameplay, nel ruolo dei personaggi coinvolti e nella struttura del titolo originale (un esempio, per rimanere in tema PlayStation Showcase è God of War).
Infine abbiamo l’operazione di remake. In questo caso, senza alterare la trama del gioco, questo viene letteralmente riprogrammato da zero: ciò porta a possibili variazioni nel sistema di combattimento, a un ripensamento dei menu, all’aggiunta di dialoghi e quest e a nuove cutscene. Nel caso specifico di Knights of the Old Republic, il ripensamento del combat system è letteralmente condizione necessaria alla riproposizione di un titolo di quasi vent’anni fa, per quanto invecchiato bene: si andrà quasi certamente in una direzione più dinamica, più in linea con i prodotti che siamo abituati a vedere oggi. KOTOR Remake potrebbe persino scegliere di abbandonare il combattimento a turni in favore di soluzioni più moderne, oppure potrebbe permettere al giocatore di scegliere in quale “modalità” giocare. Su questo possiamo solo speculare finché non uscirà materiale concreto legato al titolo, anche perché il concetto stesso di remake apre tantissimi scenari possibili.
Il team di sviluppo del gioco, Aspyr, è specializzato in porting, ossia in conversioni del codice sorgente affinché un videogame possa girare su altre piattaforme. Come si è capito, il lavoro di remake è di tutt’altro livello, motivo per cui ci auguriamo che agli sviluppatori venga concesso tutto il tempo necessario prima di organizzare il lancio del gioco. Un gran bel fardello, non di facile gestione, ma che può rappresentare lo step forward per Aspyr nonché la realizzazione del sogno di tanti appassionati.
Se nel leggere di Knights of the Old Republic Remake è decollato l’hype o semplicemente ha preso piede la vostra vena nostalgica, sappiamo come rincarare la dose: in questo articolo ritroverete le atmosfere del capitolo originale del 2003. Per chi non l’ha giocato, non preoccupatevi: non contiene spoiler!
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