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Skeleton Crew: la multirecensione della redazione del finale della prima stagione! [Parte 2]

Skeleton Crew è giunta al suo finale – per questa prima stagione! Proseguiamo con le dettagliate recensioni della redazione di Empira. Avete già letto la prima parte?


Skeleton Crew è finita e mi mancherà – Fabio P.

La recensione dell'episodio finale della prima stagione di Skeleton Crew

Skeleton Crew ci ha divertito ed emozionato (al plurale perché spero e mi pare di non essere l’unico), con tutto il carico di nostalgia per i racconti di pirati e avventure di ragazzini, da L’Isola del Tesoro a I Goonies, che si è presa in eredità con merito. Non ha inventato nulla, ma è stata davvero una ventata di aria fresca.

Non ha sbagliato praticamente niente, anzi, ci ha deliziato con una serie di pregi: i protagonisti, belli, riusciti, di quelli che ti ci affezioni, buoni o cattivi che siano. L’ennesimo droide, che quando mai ne hanno sbagliato uno, quando? L’istrionico pirata, Jedi-non-Jedi, amico-nemico Jod, perché più disonesto di quello che vuol far credere, più umano di quello che il ruolo di villain gli dovrebbe imporre, perché non è un pirata-ma-con-un-cuore e non è solo un avido bidimensionale. E infine i ragazzini, perché fanno i ragazzini, perché parlano come ragazzini, perché si comportano come ragazzini. Quando non sai decidere chi ti mancherà di più vuol dire che hai vinto.

Io scelgo KB, che sembra goffa e robotica, che è timida e insicura, che è “speciale” come dovrebbe essere chiunque e che chiude il suo cerchio, in quest’ultimo episodio, librandosi sopra la barriera ai comandi della Onyx Cinder, scintillante tra le stelle della galassia. Quel frame lo voglio appendere in cameretta.

E poi la galassia attraverso i loro occhi: caotica, spietata e sporca – “It’s dark, with a few pinpricks of light” come dice Jod – ma anche abbastanza meravigliosa da volerne ancora (vero Wim?)

La storia di Skeleton Crew, che mantiene quello che promette: una avventura. Fatto. Ragazzini che si perdono giocando e devono trovare la maniera di tornare a casa. Fatto. Nel farlo si scontreranno con un mondo che non conoscono, la realtà, e torneranno cambiati. Fatto. A qualcuno sembrerà poco ma quelle sono le aspettative, sempre quelle. Una parte dei fan, quella che si sente più lontana dai casual, ha una sorta di “approccio storico” e vorrebbe che tutto fosse sempre misurato sulla lore, intrecciato e riferito alle altre vicende su scala galattica. Ma Lo Hobbit è Lo Hobbit, non sono del tutto sicuro che lo si possa accusare di non essere Il Signore degli Anelli.

Per questo, forse, non ha senso chiedere a Skeleton Crew di raccontarci troppo. Non è necessario che ci spieghi quando il Supervisore ha messo il pilota automatico, se dietro la farsa della Grande Opera fosse subentrato l’Impero, quale sarà l’impatto della scoperta di At-Attin sulle finanze della Nuova Repubblica o quanto ci metterà il Primo Ordine a mettersi in mezzo. Forse, seppur possibile, non ha nemmeno senso che la storia imponga ai protagonisti di farsi queste domande. Di sicuro non ai ragazzini. La loro avventura si conclude nell’assumersi il peso di salvare At-Attin, di guidare i loro genitori, con la consapevolezza di dover cambiare per sempre il destino del pianeta.

Dei tanti quesiti che rimangono aperti l’unico che avrei voluto fosse risolto è il mistero di Tak Rennod. Ma no, nemmeno risolto, solo avrei voluto sapere come proseguirà la sua canzone all’indomani della battaglia di At-Attin.

Tak Rennod
Soared away, away

aboard the Onyx Cinder
and never was he seen again
For At Attin, he did plunder.

E però ci sono anche dei difetti. Sono due e mi sembrano due facce della stessa dataria.

La durata degli episodi di Skeleton Crew e la sensazione che siano stati ridotti di proposito. Troppo, troppo, troppo brevi. La sensazione, e probabilmente tale resterà, cresce di episodio in episodio. Comincia come un “ne vorrei di più”, diventa man mano un “questo scambio/questa scena/questa situazione potevano essere raccontati meno in fretta” e finisce con diventare l’inspiegabile sospetto che ci sia stato un intervento di tagli e omissioni a posteriori.

Perché la gabbia dei 30 minuti è un imperativo di produzione? Perché il… Supervisore ha stabilito che i giovani spettatori hanno una soglia di attenzione di 29 minuti? Sarà perché nel frattempo si è deciso per una seconda stagione? È un caso, o è un modus operandi – che lo è, quello di girare di più, ma non necessariamente di girare di più, o viceversa omettere a posteriori, “in caso di necessità”, narrativa, o produttiva che sia.

La dataria dei difetti di Skeleton Crew proviene dalla zecca Disney. Lungi da me abbassarmi all’idiota conclusione che “Star Wars è morto” solo perché questa serie “è bella ma inutile, non aggiunge niente”. Ma le aspettative degli storici della lore e dei drogati di minutaggio non sono nemmeno del tutto deliranti. Sono ormai diversi anni che Star Wars è entrata nell’era dello streaming e nel post-Sequel, i prodotti si accumulano e continuano a essere frammenti di un puzzle che non riusciamo a risolvere.

La madre di tutti i difetti, se ce n’è solo una, è la mancanza di un progetto. E quindi, certo, possiamo divertirci con tutte queste storie fini a sé stesse, basta lasciarsi trasportare. Ma la galassia, e lo sa chiunque, anche i casualoni, ha un’epica, una storia e perfino delle leggende e prima o poi bisogna che Disney ci faccia davvero i conti. Che ci spieghi qual è la sua Grande Opera.

Skeleton Crew: una conclusione solida per una serie che ho adorato – Kiurlo Di Mare

Siamo arrivati alla fine di questa avventura, che mi ha sorpreso in molti aspetti. L’ultimo episodio di Skeleton Crew è stato decisamente all’altezza delle mie aspettative, dimostrando quanto una storia ben costruita possa essere coinvolgente. Ottimo mix di azione, momenti intensi e temi affrontati in modo semplice ma efficace, tipico di quel cinema con cui quelli della mia generazione sono cresciuti. Questo stile generale, che come ormai sanno anche i sassi è palesemente ispirato agli anni ’80, permea tutte le puntate della serie e, per i miei gusti, si integra perfettamente con l’universo di Star Wars.

Skeleton Crew

L’episodio conclusivo ci regala una sfilza di sequenze tra le più action di tutta la serie, che sono sicuro rimarranno impresse nella memoria dei fan per molto tempo e soddisferanno anche gli spettatori più casuali. La storia si chiude in maniera soddisfacente, dando spazio ai personaggi principali e lasciando aperte alcune possibilità per il futuro, senza risultare forzata. Ogni scena sembra ben calcolata per mantenere alta l’attenzione dello spettatore, evitando momenti morti o inutili. Certo, così come in alcuni episodi precedenti, è evidente che la “scure del minutaggio” si sia fatta sentire in certi passaggi. Tuttavia, si è mantenuto un buon equilibrio, senza incoerenze nel finale rispetto a quanto visto finora. Non ho percepito alcuna “conclusione affrettata”; anzi..

Praticamente tutti gli archi narrativi arrivano alla loro conclusione naturale, senza inutili spiegoni. Il focus sui quattro ragazzini e sulla loro crescita, sia personale che come gruppo di (fantastici) amici, rimane centrale, anche in mezzo al trambusto di esplosioni, pirati in fuga, X-Wing e mexican standoff. Favoloso, poi, come il padre di Wim, da boomer noioso e brontolone, diventi agli occhi del figlio un vero supereroe, capace di fughe a tutta velocità sulle spider-bike e di salvare letteralmente la situazione come solo un “coordinatore di sistemi di livello 7” potrebbe fare. Perché “i veri buoni” non sono i piloti di X-Wing, ma chi ti vuole bene incondizionatamente e chi sarebbe disposto a dare la sua vita per proteggerti.

I veri buoni sono il dolcissimo Neel che, dalla sua sicura e confortevole vasca da bagno, si lancia a cannonare i pirati rischiando grosso; la mamma di Fern, che per amore della figlia si scongela finalmente dal suo torpore; e poi c’è lei, la più eroica di tutte, KB, che in una scena strappalacrime per i sentimentaloni come me, si butta oltre la barriera su una Onyx Cinder ormai allo sfascio, solo per lanciare un segnale di aiuto.

Altro elemento che ho apprezzato tantissimo è che Skeleton Crew ha raccontato una storia originale, senza appoggiarsi a personaggi famosi o a cameo clamorosi. Non c’è nessun Luke Skywalker o Mando a fare capolino per salvare la situazione all’ultimo minuto, e questo da alla serie un’identità propria. I richiami a Star Wars sono inseriti in modo intelligente e mai eccessivo. La capacità di omaggiare il passato senza esserne schiava è, a mio avviso, uno dei suoi punti di forza principali.

Skeleton Crew è sicuramente una serie pensata per i più giovani, ma non solo. Se qualcuno mi chiedesse da dove iniziare per avvicinarsi a Star Wars, da oggi in poi suggerirei questa serie. Non è necessario conoscere tutta la saga per apprezzarla e potrebbe essere un ottimo punto di partenza, soprattutto per una famiglia con bambini come la mia. La serie è perfetta per introdurre i più giovani alla galassia lontana lontana, senza farli sentire sopraffatti dalla vastità della lore.

Mi mancheranno (molto) i personaggi di Skeleton Crew. È raro che riveda una serie poco dopo averla terminata, ma questa merita un’eccezione. Detto questo, rimango convinto che Skeleton Crew sarebbe potuto essere un ottimo film, probabilmente con un successo ancora maggiore.
Certo, la scelta del formato episodico ha permesso di esplorare più a fondo i personaggi e le loro storie, creando un legame emotivo più forte con il pubblico (me incluso) e regalandoci i nostri fantastici spiegoni cerebrali settimanali. “Cosa succederà nel prossimo episodio?” “Chi arriverà?” “Qual è il passato di Jod Na Nawood?” “Che fine ha fatto il pirata Tak Rennod?”… che bello far parte di questa appassionata community!

Non vedo l’ora di scoprire cosa ci riserverà il futuro. Vedremo Wim a bordo di un Ala-X insieme a Mando e Grogu? Cosa combinerà il nostro Jod? Cosa succederà adesso alla comunità di At-Attin e che fine faranno tutti quei crediti?

Nel frattempo, promuovo Skeleton Crew a pieni voti. Sempre viva Star Wars e le storie che continuano a farci sognare, anche dopo i favolosi titoli di coda che riprendono “Le storie Jedi” di Wim. Che si tratti di una nuova stagione o di altri progetti ispirati a questa galassia lontana lontana, io e i regaz saremo qui pronti a schiacciare play con gioia ed entusiasmo.

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